Daniele Guernelli: considerazioni su Giovanni Battista Cavalletto e la miniatura bolognese tra Quattro e Cinquecento
Estratto dal fascicolo 9 (gennaio-marzo 2011)
Identificabile grazie ad un’unica opera firmata, gli Statuti e Matricola della Società dei Drappieri del 1523 (Bologna, Museo Civico Medievale, ms. 646), la figura di Giovanni Battista Cavalletto rappresentò per più di un quarantennio un punto fermo della miniatura bolognese all’epoca della maniera moderna, dimostrando una non frequente capacità di adattamento agli stimoli artistici provenienti da dentro e fuori la città felsinea. Inizialmente influenzato dall’arte di Ercole de Roberti, come evidente nel Libro d’Ore Vitali (Bologna, Biblioteca Universitaria, ms. 1829) e nel Liber Pontificalis stampato a Roma da Stephani Plannck il 20 dicembre 1485 (Bologna, Biblioteca Universitaria, Inc. A. V. KK. V), entrambi qui pubblicati per la prima volta, il miniatore fu presto affascinato dalla grande decorazione libraria veneta, di cui nel contributo si mettono in evidenza i numerosi elementi di connessione con Bologna. Tramite le sue committenze mantovane ed estensi il Cavalletto seppe inoltre accogliere spunti mantegneschi, che conseguentemente ai suoi soggiorni romani furono affiancati da quelli tratti da Raffaello, di cui divenne uno dei primi diffusori in pianura padana. Elaborò così un linguaggio colto ma narrativo che conquistò la città felsinea grazie anche a opere come le inedite Costituzioni dell’ordine Olivetano (Bologna, Biblioteca Universitaria, ms. 1560), che imposero una tipologia di fregi che divenne caratteristica di tutta la produzione miniata bolognese della prima metà del XVI secolo. La vicenda del Cavalletto permette quindi all’autore di soffermarsi su alcune delle questioni chiave della decorazione libraria di questo periodo, con nuove proposte attributive e interpretazioni.
A re–consideration of Giovanni Battista Cavalletto and Bolognese illumination between the fifteenth and sixteenth centuries
Ultimo aggiornamento
3 Novembre 2023, 11:26