Bollettino d’Arte – La storia
Il BdA nasce nel 1907 con la guida di Corrado Ricci, allora Direttore Generale dell’Amministrazione di Antichità e Belle Arti, come organo mensile d’informazione del settore del patrimonio artistico nazionale, perlopiù a cura dei funzionari interni al settore dell’amministrazione, poi via via aperto a collaboratori esterni.
L’informazione sulle attività, con prevalente funzione di rapida messa a conoscenza di acquisti, restauri e importanti ritrovamenti, una sorta di notiziario, venne ben presto riassorbita all’interno della più ampia fisionomia di rivista di arte antica e moderna, caratteristica confermata con la seconda serie che si avvia nel 1921 sotto la direzione di Arduino Colasanti; e, più marcatamente, con Roberto Paribeni (direttore dal 1928), che si propone di estendere l’interesse e l’attenzione anche a quel settore della produzione artistica solitamente non considerata dall’ottica idealista allora dominante in Italia, vale dire alla categoria di oggetti come ceramiche, vetri, stoffe, mobili: un’apertura che si dispiegò, inoltre, nell’allargare ulteriormente la schiera di studiosi anche stranieri che furono invitati a collaborare al BdA.
Dopo un periodo – quello bellico – di attività con il nome mutato in Le Arti (dal 1938 al 1944), nel 1948 il periodico (edito a partire da quell’anno dall’Istituto Poligrafico dello Stato) riprendeva l’originale testata dando luogo sotto la guida di Guglielmo De Angelis d’Ossat alla quarta serie, che idealmente riprendeva il filo riallacciandosi alle due prime serie, mantenendone sostanzialmente invariato il carattere di rivista di storia delle arti e di rendiconto delle attività istituzionali di tutela e valorizzazione, con periodicità anziché mensile, trimestrale.
Analogamente strutturata come la precedente anche la quinta serie (1965-1976), che si distingue per una diversa veste tipografica.
La sesta serie, varata sotto la direzione dell’Ufficio Centrale per i Beni Ambientali, Architettonici, Archeologici, Artistici e Storici, decorre a partire dal 1979; la periodicità diviene bimestrale a partire dal 1983, salvo poi ritornare trimestrale dal n. 95 (1996).
Il crescere, con le nuove tecnologie di conservazione e restauro applicate ai beni d’arte, di una esigenza largamente avvertita di presentazione e di riflessione sui materiali oggetto di interventi conservativi e su altre questioni di rilevante interesse per il patrimonio artistico nazionale, ha portato ad estendere, su numeri appositi (Supplementi, Serie speciale, Volumi speciali, Monografie ed anche Allegati), raccolte di saggi tematici che attengono alle tre discipline (archeologia, storia dell’arte, architettura) rappresentate sul BdA che altrimenti avrebbero trovato poco spazio all’interno del periodico, solitamente destinato ad accogliere contributi di argomento vario e di taglio più breve.
Sono cambiamenti che hanno investito in primis la veste grafica a partire dalla copertina, con cui il periodico si è presentato, introducendo la “finestra” con un’immagine che funge da richiamo visivo ai testi, aprendo così la strada ad un nuovo modo di presentarsi delle riviste specialistiche. Anche l’uso del colore nelle fotografie che illustrano gli articoli è sempre più diffuso, così come l’introduzione di grafici esplicativi, di tabelle e documentazioni scientifiche (radiografie, stratigrafie, diagrammi), a corredo delle tematiche sempre più specialistiche delle indagini legate alla conservazione e alla tutela.
Il Bollettino d’Arte ha celebrato nel 2007 il suo primo secolo di vita
la stampa e la distribuzione della Rivista è stata affidata alla Casa Editrice «L’Erma» di Bretschneider S.r.l. Dal Fascicolo 53 (gennaio-marzo 2022) è nuovamente affidata a De Luca.
Ultimo aggiornamento
5 Marzo 2024, 14:03