Marcello Calogero: Appunti per lo stucco «de marmoro» a Bologna nei primi decenni del Cinquecento (con un’ipotesi su Baldassarre Peruzzi)
Estratto dal volume speciale Lo stucco nell’età della Maniera: cantieri, maestranze, modelli (2022)
L’intervento si propone di fare il punto sulle conoscenze relative alla pratica dello stucco nella città felsinea nella prima età moderna. Una testimonianza chiave è offerta dalle lettere a Isabella d’Este del protonotario apostolico Giovanni Casali da Bologna nell’estate del 1524. Benché sia da tempo noto agli studi mantovani, il carteggio attende ancora di essere calato nel contesto bolognese dei primi anni Venti. Per quanto riguarda le tecniche sperimentate da Alfonso Lombardi, il punto di partenza è offerto dal lessico impiegato da Giorgio Vasari nelle Vite. Già nella Torrentiniana, uno dei capolavori del ferrarese – i Funerali della Vergine nell’Oratorio di Santa Maria della Vita – è descritto come «d’uno stucco molto forte». I risultati inediti dei saggi effettuati sul gruppo monumentale durante l’ultima pulitura (2011) dimostrano che l’opera fu eseguita in terracotta, ma che sulle sculture fu applicato fin dall’inizio uno strato gessoso nel quale furono modellate molte parti figurative. Lombardi si confrontò anche con lo stucco “puro” destinato ad apparati effimeri, ma anche con il più consueto utilizzo di questo materiale con funzione di ornamento architettonico. Nel 1528 fu incaricato di realizzare la decorazione della cappella maggiore di Santa Maria del Baraccano: il contratto per il perduto «ornamento» è uno dei più precoci documenti di area padana in cui si parli esplicitamente di “stucco marmoreo”. Si prende inoltre in considerazione il carteggio fra lo scultore e Federico II Gonzaga (1529-36): da cui emerge la pluralità di scopi ai quali egli fu in grado di piegare il medium dello stucco.
Notes on the «de marmoro» stucco in Bologna in the first decades of the Sixteenth century (with a proposition for Baldassarre Peruzzi)
The paper aims to take stock of what is known about stucco in Bologna at the beginning of our modern age. Key evidence can be found in some letters to Isabella d’Este. They were sent from Bologna in the summer of 1524 by Giovanni Casali, an apostolic protonotary. Although long known to Mantuan scholars, the correspondence is still waiting to be brought into the context of Bologna in the early 1520s. As for Alfonso Lombardi’s experimental techniques, the starting point lies in the lexicon used by Giorgio Vasari in his Lives. The Torrentiniana edition already describes one of the masterpieces of the Ferrara area, the Funeral of the Virgin, in the Oratory of Santa Maria della Vita, as «of a very strong stucco». Unpublished results of the tests carried out on the monumental group during its last cleaning (2011) show that the work is made of terracotta, but that plaster had been applied to the sculptures at the outset, from which many figurative parts were moulded. Lombardi also experimented with “pure” stucco intended for temporary decorations, as well as the more usual use of this material as an architectural ornament. In 1528 he was commissioned to decorate the main chapel of Santa Maria del Baraccano: the contract for the lost «decoration» is one of the earliest documents in the Po Valley in which “marble stucco” is explicitly mentioned. Letters between the sculptor and Federico II Gonzaga (1529–36) are also mentioned: from which the variety of purposes for which he was able to apply stucco as a medium emerges.
Ultimo aggiornamento
26 Febbraio 2024, 11:56